Il bullismo negli anni è diventato un fenomeno costante e consistente, che non riguarda ormai solo le angherie tra coetanei ma anche violenze e minacce contro i professori. In tutti i casi, sia con le vittime che con i bulli, si osserva l’incapacità di gestire i normali conflitti e le difficoltà che possono presentarsi nella vita di tutti i giorni.

alcuni dati

Secondo i dati raccolti da Telefono Azzurro nel 2017, in Italia c’è in media almeno un caso di bullismo al giorno: sono infatti il 10% le richieste di aiuto rivolte all’associazione che riguardano episodi di bullismo e cyberbullismo. Di queste il 46% proviene dal Nord Italia, seguono il Sud e le Isole con il 31% e il Centro con il 23%.

Secondo una ricerca di Doxa Kids del 2016, il 35 % dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha dichiarato di essere stato vittima di episodi di bullismo, contro l’8% del 2012.

Entrambe le ricerche dipingono uno scenario preoccupante e in continua crescita ma imparare a distinguere tra contrasti tipici dell’adolescenza e vere e proprie sopraffazioni è fondamentale, sia per identificare meglio gli autori che per aiutare le vittime.

E’ comunque importante ricordare che il bullismo ha caratteristiche ben precise in quanto si delinea come un accanimento verso un soggetto identificato come “debole”, ripetuto e perpetrato nel tempo, attraverso comportamenti aggessivi fisici e/o verbali in cui è sempre presente un “pubblico”.

bulli e vittime: COSA ACCADE?

L’infanzia, e in particolare l’adolescenza, sono periodi molto delicati. Si è soggetti a continui mutamenti, esteriori e interiori, che riguardano il corpo ma anche la mente e che possono spaventare e destabilizzare. Tutti subiscono questi cambiamenti, nessuno escluso. Persino i bulli, anzi forse soprattutto loro.

Sentire il bisogno di essere prepotenti è indubbiamente segno di grande insicurezza ed equivale a puntare i riflettori su chi è più debole per mostrarsi più forte e per evitare il tanto temuto giudizio degli altri. Un bullo sceglie la sua vittima tra chi spicca per caratteristiche che lo rendono non omologato al gruppo: per colore della pelle, provenienza, accento, modo di vestire o di parlare, risultati scolastici e così via.

Di contro, anche le vittime, rappresentano l’altra faccia estrema di una stessa fragilità. Nella nostra società l’assenza di critiche, di rimproveri da parte degli adulti, di frustrazioni e, contemporaneamente, essere oggetto da parte dei genitori e di altri familiari di continue attenzioni che alimentano il narcisismo, porta ad un mix che con l’adolescenza può diventare esplosivo, soprattutto in un contesto sociale attuale individualista e competitivo. Infatti il problema di molti ragazzi e ragazze di oggi è essere popolare e/o avere successo e se non ci riescono con lo studio, la bellezza, lo sport possono scivolare nell’aggressività contro gli altri e contro sè stessi.

cosa fare?

Fin dalle scuole elementari, e per il fatto di condividere per molte ore al giorno uno stesso spazio con dei coetanei, si è esposti al rischio di subire delle angherie. Tali comportamenti di sopraffazione sono spesso dettati dal fatto di essere incapaci di contenere o di riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. Di fronte a tali gesti gli adulti devono intervenire ma, allo stesso tempo, devono  utilizzare tali momenti come importanti occasioni di crescita. E’ solo imparando a reagire ad una piccola angheria, ad una presa in giro o ad uno scherzo di cattivo gusto che da ragazzi si può diventare più forti, capaci di difendersi e di farsi rispettare senza necessariamente l’intervento degli adulti.

Chi subisce atti di bullismo non ne parla a casa perché se ne vergogna. Ma anche perché vuole proteggere i grandi dall’onta e dal dolore secondo un ribaltamento di ruoli oggi molto diffuso. Eppure, i genitori possono capire anche quando le parole mancano. Ci sono infatti dei cambiamenti significativi che funzionano da allarme: pianti improvvisi, oppure un ragazzo solare che diventa all’improvviso triste, o un bravo studente che comincia ad avere problemi di apprendimento. Inoltre, chi viene preso di mira spesso comincia a non voler andare a scuola per evitare certe situazioni, e per questo lamenta frequenti mal di testa, dolori di stomaco e altri problemi fisici.

Quando il sospetto si trasforma in certezza, è indispensabile informare la scuola di cosa sta succedendo. Il primo passo è parlarne con gli insegnanti della classe, o i coordinatori, e valutare una possibile strategia condivisa e congiunta di azione. Ogni persona che compie atti di bullismo ha la sua storia, così come ogni vittima, e di conseguenza è opportuno trovare insieme la modalità di intervento più adeguata.

prevenire è meglio che curare: perchè coinvolgere lo psicologo? 

Il ruolo dello psicologo è molto importante sia con le “vittime” che con i “bulli”.  Creare uno spazio di ascolto, di confronto e di accoglienza del disagio è fondamentale perchè sia le vittime che i bulli sono ragazzi e ragazze che non hanno ancora sviluppato le competenze necessarie per gestire i normali conflitti della vita di tutti i giorni.

Inoltre il lavoro insieme allo psicologo supporta questi ragazzi ad individuare delle modalità relazionali più adeguate, lavora sulle abilità sociali, sull’autostima e evita l’insorgenza di eventuali patologie future (es. fobia sociale nelle vittime e comportamenti antisociali nei bulli).

 

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